Classico vs Remake - "Dredd"

Direttamente dalle striscie DC COMICS, lo spietato poliziotto-giurato-giuria-carnefice negli unici due film che lo vedono protagonista

"Judge Dredd" è una serie a fumetti che ai suoi tempi vendette la sua bella dose di copie, tanto da crearsi il suo gruppo di adepti e fedelissimi e meritarsi in seguito un posto nella DC COMICS e alcuni crosshover con l'inossidabile "Batman" durante gli anni '90.

Eppure non è poi così famoso e conosciuto al giorno d'oggi, surclassato nei cinema dai più recenti "Capitan America" e "Wonder Woman" (della quale potete leggere l'articolo della collega Enrica Maccari) e in televisione da altri super-eroi sparsi in serie come "Daredevil", "Iron Fist" o "Luke Cage", recenti serie-tv prodotte e distribuite sulla piattaforma online di NETFLIX.


Ma chi è questo Giudice Dredd?

Protagonista di un futuro distopico dove l'umanità è raccolta in poche sovrappopolate metropoli circondate da orribili e inospitali deserti, il Giudice fa parte di una ristretta elite di giustizieri che incorporano nel ruolo le figure della Polizia, la Magistratura ed il Governo; arrestando e processando sul posto i criminali e arrivando in alcuni casi a proclamarsi boia ed esecutore materiale delle sentenze.

Tutt'altro che un eroe quindi quanto invece una parodia estremizzata (ma neanche poi tanto) e carica di humour nero verso i governi più violenti ed estremisti sorretti unicamente da uno spietato ed efficiente stato militare o di polizia altamente repressivo, come ahinoi le più atroci dittature della civiltà umana ci hanno sempre insegnato.


Un giustiziere spietato e inflessibile omicida alla stregua di "The Punisher", per esempio, ma anzichè essere un ricercato reietto che si muove e vive nascosto compendo la sua missione, il giudice è invece un parte attiva della comunità e della società stessa, legalmente scevro da dubbi e perfettamente giustificato dal suo "status superiore" nell'adempimento delle sue cruente e sanguinose spedizioni.

Non a caso la sua frase e tormentone di punta è "IO SONO LA LEGGE", ripetuta tramite megafono incorporato nel suo casco "depersonizzante" che gli copre praticamente tutto il viso ad eccezione delle labbra sempre piegate all'ingiù in una perenne espressione di rabbia, odio e disgusto verso i criminali e la "feccia" della città.


Criminali che scorrazzano per le strade o vivono in megablocchi di edifici contenenti decine e decine di migliaia di persone, rigidamente controllati in maniera militare come grossi casermoni di "carne umana" e che affiancati gli uni agli altri formano la sterminata e immensa "Megacity", sorta dopo una non ben specificata apocalisse sulle ceneri della vecchia New York.

Un fumetto che è stato proposto al cinema nel 1995 dal regista Danny Cannon nel suo "Dredd - La legge sono io", avente come protagonista il muscoloso Sly Stallone e un cattivo dalle motivazioni imperscrutabili interpretato invece da Armand Assante.


Un film che portò a casa i suoi buon incassi, raccogliendo oltre 110 milioni in giro per il mondo a fronte dei 90 spesi per produrlo; nonostante sia riconosciuto quasi universalmente come un'icona trash degli anni '90 e una amalgama mal riuscita di luoghi comuni, scene action fiacche e recitazione ridicolmente sopra le righe.

Passati quasi vent'anni si è finalmente deciso in un remake-reboot della storia e del personaggio, uscito al cinema nel 2012 abbastanza in sordina semplicemente col nome di "Dredd", protagonista Karl Urban (conosciuto per lo più per il ruolo di "Éomer" ne "Il Signore degli Anelli") e finora mai distribuito in Italia.


Un film che ha quindi inevitabilmente floppato, pur essendo più "quadrato" e meno cartoonesco del precedente e avvalendosi inoltre della consulenza del fumettista John Wagner, che si riflette palesemente nel look e l'estetica del film oltre che della morale e l'introduzione di alcune figure e personaggi assenti nel film originale.

Ma chi esce vincitore tra i due film? Analizziamo meglio punto per punto le differenze per farci un'idea.


STALLONE VS URBAN
Difficile dire chi dei due interpreti meglio il ruolo, visto l'impassibile sguardo di pietra alla Terminator tenuto per tutto il film dai due attori (riesce più naturale a Stallone, sottolineamo) per un personaggio che fa della fedeltà totale all'autorità la sua ragione di vita.

Più caricato e demenziale probabilmente il vecchio Dredd, giustiziere urbano in armatura firmata Armani accompagnato per mezzo film dalla spalla comica di turno, un ex-galeotto decisamente sfortunato interpretato dal "puttano in saldo" Rob Schneider, non una volgarità ma il reale titolo del film per il quale è più famoso.


Appena abbozzata e abbastanza superflua poi la figura femminile del Giudice Hershey, una sempre bellissima Diane Lane qua sprecata come non mai; oltre a una figura "paterna" intepretata dal divino Max von Sydow nel ruolo del Giudice Fargo, anch'esso purtroppo dal minutaggio troppo risicato e le battute troppo scontate per lasciare davvero il segno.

Molto più riuscita invece la spalla di Dredd nel remake del 2012, la "psionica" biondina Giudice Anderson interpretata da una buona Olivia Thirlby; capace di leggere i pensieri altrui e assistente più "umana" e controparte dell'inflessibile macchina di morte del Giudice Dredd.


Non a caso nel remake non vediamo mai praticamente il volto di Dredd, disumana incarnazione della autorità superiore di un governo tirannico contrapposto invece al viso ingenuo e adolescenziale della sua collega donna, senza casco per non limitare il suo potere telepatico oltre che recluta al suo primo giorno che si troverà ad affrontare la prova del fuoco di un casermone pieno di criminali pronti a ucciderla.


MEGACITY '95 VS MEGACITY 2012
Dal punto di vista puramente spettacolare, paga ovviamente la differenza di budget tra i due film.

Dove il primo era un'epopea di giudici e cloni impazziti fatta al 90 percento di inseguimenti ed esplosioni per la gioia dei mangia-pop-corn; il secondo è un film molto più chiuso e ristretto in una sorta di "Distretto 13" in chiave criminale, coi due Giudici bloccati in un palazzone dominato da uno spacciatore ben determinato a vederli entrambi morti.


Eppure il film più povero tra i due riesce meglio nella descrizione della società e la mentalità di una città estrema come MegaCity, secondo chi vi scrive, da quel fascino di "futuro sporco" alla Blade Runner ai suoi abitanti vittime sacrificali che si trovano in mezzo alla guerra tra criminali e giudici.

Non da poco poi la differenza tra i due "cattivi", nel primo interpretato come detto da un seppur bravo Assante che però non riusciva a dare la carica giusta a un personaggio come "Rico", fratello di provetta in clonazione di Stallone ben deciso a mettere a ferro e fuoco tutta la città per ottenere il potere assoluto.


Decisamente più semplice il personaggio del capo gang "Ma-Ma", interpretato dalla bella e sfregiata per l'occasione Lena Headey (ex-regina spartana di "300"); la quale per far fuori un testimone scomodo che potrebbe incastrarla decide di isolare completamente un edificio mega-blocco con all'interno, per sua sfortuna, anche i due giudici incaricati dell'arresto.

Una storia più semplice ambientata tutta in un palazzone, vuoi come detto anche per il budget più risicato, ma più efficace come sceneggiatura per tenere l'interesse dello spettatore fino alla fine; rispetto la controparte casinara e spaccatutto degli anni '90.


SENTENZA FINALE
Giudicando i due giudici e i due film nel complesso (certo non due capolavori, intendiamoci subito) chi vi scrive da senza dubbio come vincitore il più recente remake del 2012.

L'apporto di Wagner nella costruzione del mondo e la psicologia dei vari personaggi si vede eccome, oltre a una messa in scena e una fotografia alla "Matrix" (vedi le luci e il gioco sui gialli e sui verdi) e alcune scene d'azione "muscolari" senza tanta computer grafica ma girate in modo classico, alla pari del "John Wick" di cui parlavamo tempo addietro.


Interessante poi l'introduzione del personaggio telepatico femminile, che permette di staccare ogni tanto dalla mascella serrata di Dredd in alcune scene di "introspezione psicologica" tra la donna e i criminali davvero ben fatte e divertenti.

Non da meno come detto il cattivo tra le due storie risulta più convicente (e più sexy) con le fattezze della Headey, spietata altrettanto come Dredd e che non esita ad esempio a smitragliare un intero piano di suoi co-inquilini sventrando letteralmente l'edificio da un lato all'altro pur di far fuori l'odiato giudice.


Interessante poi l'uso della droga "psico-tropica" chiamata "SLO-MO" che da infatti il via (causa rallentamento processi cerebrali) ad alcune spettacolari sequenze in Slow-Motion di tossici sparsi che, ancora, riescono ulteriormente a spezzare alternando il ritmo e lo stile del film che stiamo guardando.

Un film promosso quindi dal sottoscritto, ma che purtroppo non ha raggiunto la soglia minima di incassi per avere un sequel e nemmeno l'interesse della nostra distribuzione per essere portato in Italia.



RISULTA UN PO' PARTICOLARE IL CONFRONTO DI OGGI FORSE, NON VOLENDO FARE IL BASTIAN CONTRARIO A TUTTI I COSTI PREFERISCO BOCCIARE IL FILM DEL 1995 CON STALLONE (SEPPUR COME DETTO DAI BUONI INCASSI AL BOTTEGHINO) RISPETTO AL MISCONOSCIUTO E FALLIMENTARE FLOP CINEMATOGRAFICO DEL FILM DI PETE TRAVIS DEL 2012. UN PERSONAGGIO QUESTO DEL GIUDICE DREDD SU CUI SI POTREBBE FARE QUALCOSA DI PIU' INTERESSANTE, SPECCHIO DI UNA REALTA' TOTALITARIA CHE CONOSCIAMO FIN TROPPO BENE, PORTATO AL CINEMA IN MODO NON TROPPO CONVINTO FINO AD ORA MA CHE FORSE, COME LA SUA TERRIBILE PISTOLA MULTI-FUNZIONE, HA ANCORA LE SUE CARTUCCE DA SPARARE.

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Articolo pubblicato il 18/06/2017