Febbraio in nero - Parte 1

Il Cinema di altri tempi nelle mille sfumature del genere Noir

Dopo aver parlato del meglio offerto dal cinema nel 2017 negli scorsi articoli di Gennaio, questo mese facciamo un bel salto indietro nel tempo per parlare di cinema noir.

Un cinema fatto di luci e ombre, bianco e nero, amore e violenza; grandi personaggi dalla battuta tagliente sempre pronta e registi che hanno fatto la storia della settima arte, dando nuova anima e vigore al genere giallo e poliziesco americano a cavallo tra gli anni 40 e 50.

Film fatti di uomini cinici e navigati, spesso corrotti nell'anima come nel portafoglio; poliziotti e politici e criminali come poi gli immancabili e inesauribili detective privati; questi ultimi figure sempre in bilico tra il bene e il male, dotati spesso di una loro personalissima moralità obliqua con cui si fanno strada in trame oscure piene di imbrogli e doppi giochi.

Uomini apparentemente fatti di pietra e refrattari ad amicizia e sentimenti, ma pronti in un nonnulla a infiammarsi e perdere la testa per la "femme fatale" di turno, altra figura cardine di questo tipo di film; donne che incarnano con la loro disinibita e disinvolta innata carica sessuale sia il primevo serpente tentatore che la candida e pura innocenza degli angeli, unica speranza di salvezza per l'uomo in questo inferno sulla terra che è il nostro mondo.

Registi che hanno saputo riprendere l'oscurità tagliata sapientemente dalla luce nella loro fotografia, in un mondo fatto di strade bagnate e sporche dove i protagonisti si muovono come spietate silhouette sempre avvolti dalla nebbia e dalla notte, elargendo giustizia a modo loro nel risolvere complicati delitti e omicidi dove mai nulla è cio che sembra al principio.

Cominciamo la nostra passeggiata nel passato con tre film che rappresentano a modo loro tre punti di svolta per il genere in questione, una nicchia di film mai dimenticata e che fa scuola ancora oggi per chiunque si fregi di essere appassionato di cinema.


IL MISTERO DEL FALCO (1941 - John Huston)
Un film in cui molti riconoscono la nascita del genere Noir, nonchè primo film di uno dei guru della Hollywood dell'epoca d'oro, John Huston, regista di pellicole memorabili come "Il tesoro della Sierra Madre" o "Moby Dick", trasposizione su schermo del celeberrimo romanzo interpretata da due rocce inamovibili del cinema come Gregory Peck e Orson Welles.

Protagonista il grande Humphrey Bogart, nel ruolo dello storico investigatore privato Sam Spade che si mette sulle tracce dell'assassino del suo amico e socio Miles Archer, ucciso a bruciapelo mentre indagava su un caso apparentemente semplice di persona scomparsa.

Ma la loro cliente e sorella della scomparsa, la bella quanto ambigua Mary Astor, in realtà non la racconta per il verso giusto e sotto le ceneri del caso di rapimento in realtà arde una sanguinosa storia di furti e ricatti in un tira e molla con lo spietato uomo d'affari interpretato da Peter Lorre.

Mascalzone dai modi educati ma dall'indole inarrestabile, interessato a ritrovare una antica reliquia data per scomparsa, un falcone d'oro camuffato come oggetto di poco valore e passato di mano in mano nel corso dei secoli fin dai tempi delle crociate.

Una storia che contiene già tutti gli stilemi visivi e narrativi che andranno poi a formare il genere noir, con una fotografia piena di netti stacchi tra la luce e il buio, così come il bene e il male che vivono in tutti protagonisti, capaci di ogni bassezza pur di mettere le mani sul tesoro e tutti che orbitano in un modo o nell'altro attorno al personaggio di Bogart.

Personaggio che è il centro "morale" della vicenda e a modo suo deciderà le sorti di tutti gli altri, compreso l'implacabile finale verso una donna che ama ma non esita da meno a condannare per i suoi crimini, in uno dei finali più crudeli e pessimisti mai visti sugli schermi cinematografici.

Un must che è un punto di partenza per chi vuole approcciarsi al genere noir, imparandone ad amare gli intrecci e le figure che ne fanno parte, nonchè lo stile espressionista unico e riconoscibile a prima vista.


L'INFERNALE QUINLAN (1958 - Orson Welles)
Torniamo a ripeterci consigliando questo capolavoro assoluto del cinema americano, di cui avevamo sicuramente già parlato in altri articoli e che non stanca mai di essere citato, oltre che visto e rivisto per apprezzarne nel profondo le sue magnifiche e magiche sfumature.

Diretto "controvoglia" da Orson Welles, per il quale si impose tenaciemente l'amico e attore Charlton Heston, co-protagonista assieme a Welles nel (improbabile) ruolo di un poliziotto messicano.

Una storia che si apre con un impareggiabile piano sequenza che porta all'esplosione di una bomba per quello che sembra essere un attentato, dove il messicano Heston sarà affiancato nelle indagini dall'americano e leggendario Capitano Quinlan, un imponente quanto stanco e senza scrupoli "uomo di legge" disposto a qualsiasi cosa pur di incastrare i suoi sospetti.

Ma quando Heston lo incastra con una innegabile prova fasulla con cui Quinlan vorrebbe fare arrestare un delinquente del luogo, tra i due uomini inizia un gioco di potere ed un duello che non risparmierà amici e colleghi, così come neppure la neo-sposina interpretata da Janet Leigh.

Un epico noir che ha nel fulcro della storia i due uomini che incarnano la legge e la corruzione, così come le due figure femminili della Leigh nel ruolo di "vittima sacrificale" per i piani di Quinlan e la ex-fiamma dello stesso Capitano, una stupenda e immarcescibile Marlene Dietrich che qui vediamo come matrona di un bordello dove suona ininterrottamente l'indimenticabile motivo musicale che ci accompagna durante tutto il film.

Una grandiosa rappresentazione del bene contro il male, dei compromessi a cui si è disposti a scendere per perorare la propria causa, della svendita dell'anima di quello che sarebbe un grande poliziotto ma non dispone della fibra morale per esserlo fino in fondo, disposto ad ogni scorciatoia illecita pur di risolvere i suoi casi.

Un film che segnerà la fine del genere noir, i cui più grandi esponenti e registi verranno poi triturati dall'idiozia della caccia alle streghe del maccartismo, in una sequela di processi e vite spezzate per l'incovulsa convizione che Hollywood fosse diventata un covo di cospiratori comunisti.


SCARFACE - LO SFREGIATO (1932 - Howard Hawks, Richard Rosson)
Giusto per contraddirci e fare i bastian contrari verso noi stessi, indichiamo ancora questo film che si discosta (temporalmente) dai due precedenti che come detto segnano l'inizio e la fine "ufficiosa" del genere noir.

Un film prodotto dal genio incovenzionale di Howard Hughes, il celebre aviatore e industriale americano che fu anche produttore di svariati blockbuster cinematografici; per la cui regia scelse un altro dei pilastri di Hollywood come Howard Hawks.

All'epoca solo all'attivo di film muti, questo "Scarface" segnò il salto nel sonoro per l'eclettico regista americano; oltre che essere poi un "precursore" del genere noir mettendo in scena in modo romanzato la vita del celebre gangster Al Capone.

Ribatezzato per l'occasione come "Tony Camonte", delinquente dai modi spicci ma dall'incrollabile determinazione di cui seguiamo l'ascesa e la caduta criminale, l'uomo comincia a farsi un nome prima come braccio destro di uno dei due boss della città e in seguito scalzando dal trono lo stesso e usurpandone il potere e la stessa donna.

Un personaggio all'apparenza forte e sicuro di sè che però si scioglie come un bimbo capriccioso nel complicato rapporto con la madre e soprattutto la sorella, la quale da pupilla innocente e adorata dal fratello diventa in breve la sua più grande ossessione, arrivando a uccidere il suo migliore amico solo perchè ha osato avere una storia con lei finendo per sposarla.

Una storia che verrà poi riproposta nel remake del 1983 diretto da Brian De Palma, altro grandioso film con protagonista uno straripante Al Pacino, ai giorni d'oggi più conosciuto e rinomato dell'originale dal quale però ricalca numerosi passaggi, dialoghi e situazioni.

Un ottimo noir ante-generis che però come detto è perfettamente assimilabile ai film che usciranno negli anni a venire, descrivendo un micro-cosmo tracimante di corruzione e violenza, dove l'ultima parola sta agli uomini meglio armati e la legge del più forte e feroce è apertamente in voga e riconosciuta sottaciutamente da tutti.

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Articolo pubblicato il 04/02/2018