Febbraio in nero - Parte 4

Il Cinema di altri tempi nelle mille sfumature del genere Noir

Siamo arrivati alla conclusione di questo mese dedicato al Noir, dove abbiamo parlato di alcuni dei più famosi e riusciti film di questo sotto-genere del poliziesco.

Un viaggio che ci ha portato a citare opere di alcuni dei massimi maestri dell'arte cinematografica, come Orson Welles e Alfred Hitchcock, Otto Preminger e Fritz Lang, Howard Hawks e Billy Wilder; dei cui magici e indimenticabili film noir abbiamo parlato nel corso di questo "Febbraio in nero".

Un genere che secondo i canoni è difficile, come abbiamo già detto, inquadrare temporalmente; tendendo in linea di massima a qualificarne i film tra gli anni '40 e '50, in quello che molti considerano uno dei maggiori periodi d'oro del cinema Hollywoodiano.

Ma abbiamo anche visto che esistono eccezioni risalenti a prima, con dei "pre-noir" nei primi anni '30 oppure dei "post-noir" o "neo-noir", qualsivoglia chiamarli, che vivono e respirano (per fortuna) ancora nel cinema di oggi.

Un mondo di film che nacquero all'epoca dall'omonimo genere letterario, il quale sarà poi successivamente influenzato a sua volta dal mondo del cinema, in una sorta di interscambio e continuum creativo e suggestivo di due media diversi ma che si influenzano sempre a vicenda.

Inutile ripetere ancora gli elementi base di questi film, la corruzione e il tradimento, detective privati e donne fatali, luce e oscurità esaltati dalla fotografia e naturalmente, inevitabilmente, una cupezza e cruda cattiveria di fondo nelle storie raccontate, spesso, dalla stessa voce del protagonista.

Speriamo di aver fatto cosa gradita ai nostri lettori in questo piccolo viaggio "amarcord" nello sfavillante mondo della Hollywood che fu, dei divi e dei registi che furono, discioltosi oggi in larga parte nella diarrea verbale e fotografica dei Social Network più vicini ai paparazzi in cerca dello scoop di infimo livello che agli amanti della "materia di cui sono fatti i sogni", il mondo magico e ahinoi fittizio delle meraviglie del cinema.

Veniamo quindi ai nostri ultimi 3 consigli di film noir per questo Febbraio noir, restando ovviamente sempre aperti a critiche e consigli nello spazio per i commenti sotto all'articolo.


DETOUR (1945 - Edgar G. Ulmer)
Uno dei noir che più fanno leva sulla "forza del destino" e come questa sia capace di stravolgere, definitivamente e irrevocabilmente, il destino dell'uomo più semplice, umile ed innocuo.

Innocuo come il povero pianista che è al centro della storia, in viaggio in autostop per raggiungere la sua bella trasferitasi a Los Angeles; caricato su da uno strano automobilista che finisce per morirgli davanti agli occhi cacciandolo in un oceano di guai.

L'uomo infatti è il figlio rinnegato di un pezzo grosso della finanza, scappato da anni dalla sua famiglia e la cui auto e vestiti vengono riconosciuti da una autostoppista che (sempre fortuitamente) il malcapitato carica a bordo dopo aver nascosto il cadavere dell'uomo.

La donna così lo incastra col ricatto, obbligandolo a cercare di sostituirsi al figlio per ereditare le ricchissime sostanze del padre.

Un film girato a bassissimo costo, con pochi attori e poche location, ma capace di tenere botta fino all'impietoso finale grazie soprattutto ai due protagonisti Tom Neal e Ann Savage.

Fin da subito infatti tra i due si instaura un malsano rapporto di amore e odio, ricatto e forzata convivenza; specie nell'uomo che nega perfino a sè stesso che forse la donna, pur con tutta la sua cattiveria e arroganza, è la compagna perfetta che cercava da una vita.

Ma ovviamente sarà la crescente e inarrestabile avidità che porterà alla rovina di entrambi, due falliti che per una volta nella vita hanno l'occasione di fare il colpo gobbo, ma rimangono inchiodati nella loro misera realtà da stupide e piccole faide personali e il rancore personale che ognuno dei due si porta dietro per le loro piccole miserabili vicende.

Un piccolo gioiello, cult generazionale amato da registi come Scorsese e Francis Ford Coppola, da amare e studiare in ogni inquadratura e raccordo di montaggio, dove le scene sfumano magicamente dissolvendosi l'una nell'altra con la magia ipnotica di uno dei noir più sottovalutati della storia del cinema.


IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE (1946 - Tay Garnett)
Altro film dove il destino ci mette più volte lo zampino, a partire dal fortuito e fatale incontro tra John Garfield, giovanotto dalla faccia pulita che vive orgogliosamente alla giornata; e la bella e infelice Lana Turner, moglie del proprietario della tavola calda che assume il giovanotto come sguattero e aiutante.

Tra i due scoppia subito l'amore e pur volendo scappare assieme, si rendono purtroppo subito conto che nel mondo al di fuori della casa/ristorante sarebbero solo due vagabondi spiantati senza un dollaro.

Inizia così un tira e molla psicologico che li porterà inevitabilmente a organizzare l'omicidio del marito, omicidio che va storto per colpa di un misero gattino e li inchioda agli occhi della polizia.

Il processo finirà per trasformare il loro amore in odio e rancore, accusandosi a vicenda tra le mani degli spietati avvocati manipolatori che, comunque, riusciranno a scagionarli e fargliela passare liscia senza un giorno di galera.

Ma ormai il frutto proibito è stato avvelenato e tra i due inizia una convivenza forzata, ognuno col timore di essere smascherato dall'altro; finchè il ricatto di una parte terza interessata ai soldi incassati dall'assicurazione sarà la proverbiale goccia che farà traboccare il vaso.

Magnifica e sensuale Lana Turner, in cerca di amore dopo una vita passata fin da giovanissima accanto a un solo uomo; innocente ma colpevole fin dal primo fotogramma dove appare come una visione angelica tutta in bianco, vestitino corto e turbante agli occhi del giovane che la squadra per un lungo e lascivo istante dalle lunghe gambe fino a risalire al suo bellissimo e conturbante sguardo ammaliatore.

Altrettanto ambiguo il personaggio del giovane, prima focoso e innamorato e poi stupidamente vendicativo e rancoroso, il quale si fa fregare da un avvocato che gli estorce una denuncia contro la donna durante il processo; inizio della fine per la giovane coppia che fino a quel momento era riuscita nel bene o nel male nel rimanere unita.

Un ottimo film di cui molti ricordano soprattutto il remake omonimo degli anni '80 diretto da Bob Rafelson, nel quale senza dubbio ci sono attori più carismatici come Jack Nicholson e Jessica Lange; ovviamente più languido ed erotico visto anche che non aveva dovuto aver a che fare con la castrante censura Hollywoodiana degli anni '50.


IL GRANDE SONNO (1946 - Howard Hawks)
Impagabile noir investigativo diretto da un maestro del genere, Howard Hawks, di cui abbiamo già consigliato l'ottimo "Scarface" degli anni '30, altro mirabile esempio di noir fuori dai suoi tempi e precursore del genere.

Protagonista l'attore icona per eccellenza del genere noir, Humphrey Bogart, nel ruolo del detective Marlowe di Chandleriana memoria che viene coinvolto in una torbida vicenda di omicidi e ricatti, inganni e doppi giochi, donne fatali giovanissime e navigate.

Assunto da un vecchio generale (Charles Waldron nella sua ultima apparizione sul grande schermo) per togliersi di mezzo un ricattatore che si profitta della figlia giovanissima, interpretata Martha Vickers, nel ruolo di una stupida ma affascinante lolita che si caccia di continuo in un guaio dopo l'altro.

Al suo fianco a proteggerla cè l'altrettanto bellissima e matura sorella maggiore, la splendida Lauren Bacall, che fin da subito inizia un tiro e molla tra snobismo e seduzione con l'inarrestabile investigatore privato.

Talmente inarrestabile che si ostina pervicamente a indagare nonostante le minacce di un boss locale e i suoi spietati tirapiedi, tra i quali su tutti spicca il micidiale "Lash Canino", interpretato da un cattivissimo Bob Steele.

Una storia intricatissima tessuta attorno a molteplici micro storie e micro personaggi, come la splendida bibliotecaria interpretata da Dorothy Malone che aiuta Bogart nelle sue indagini all'inizio della vicenda.

Un noir fatto di personaggi viziosi e dediti alle droghe e il gioco d'azzardo, l'imbroglio e la bugia cronica; tutti dalla parlantina affabile e il senso morale in vendita, impegnati a godere del subito come non ci fosse mai un domani per nessuno.

Una giungla spietata in cui Bogart si fa largo come una falce, il bavero alzato e l'animo incorruttibile, sigaretta alle labbra e sempre la battuta pronta, in ogni circostanza, parlando con la bellezza fatale di turno oppure il criminale che lo minaccia pistola in pugno.

Uno dei migliori noir di sempre, diretto da un grande regista e interpretato da una selva di grandi attori tutti in parte; una trama intrigante ma che fa da sfondo a quello che conta davvero: il mestiere di Hawks alla regia e nelle scelte di stile, i dialoghi con cui i personaggi si aggrediscono l'un l'altro come una rissa; l'aria di selvaggio degrado sociale e civile che riporta quasi l'ambientazione al vecchio Far West.

Film imperdibile, attori indimenticabili; un capolavoro che non accetta scuse per non essere guardato e adorato.

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Articolo pubblicato il 25/02/2018