Il meglio dal mondo per Luglio - Parte 1

Ricominciamo questo mese caliente mettendo sul piatto una serie di belle pietanze dorate dirette da alcuni dei registi più famosi e conosciuti del cinema mondiale.

Partiamo subito con una tripletta da urlo dove ovviamente c'è il re degli incassi Steven Spielberg, la classe d'autore di Ridley Scott e il genio inimitabile di Woody Allen.

Tre registi diversissimi tra loro ma capaci, ognuno a modo suo, di scolpire il loro nome nella storia associandolo alla parola "cinema" nel corso dei decenni che li hanno resi, film dopo film, colossi intoccabili della settima arte dei nostri giorni.

Tre registi i cui film sono sempre molto discussi, nel bene o nel male, alla loro uscita nei cinema; dividendo fans e critici o pseudo/tali e scatenando discussioni come solo i grandi autori sono in grado di fare.

Che sia lo Spielberg che sembrava un pò in down a partire dal discutibile (a dir poco) ultimo ritorno di Indiana Jones o film alla "War Horse" di cui nessuno sentiva il bisogno; ma che riesce poi a riscattarsi con altri ottimi film come "Lincoln" o "Il ponte delle spie" dove ci fa finalmente ricordare come funziona il suo vero talento.

Che sia invece il Ridley Scott con l'incompresa e maltrattata nuova trilogia sugli "Aliens" (trilogia che chi vi scrive spera si porterà a conclusione); da "Prometheus" ad "Alien Covenant" con il suo magnifico viaggio sulla creazione e l'origine e la natura della vita stessa, trilogia alla quale ha inframmezzato altri ottimi film mai scontati e diretti alla perfezione come "The martian" o "The counselor".

O che sia infine il piccolo grande Woody Allen, dopo il piccolo passo falso (comunque perdonabile) di "To Rome with Love" e tornato alle sue commedie più cattive e sarcastiche (piuttosto che leggere o sguaiatamente divertenti) con film più "adulti" come "Blue Jasmine", "Irrational Man" o "Cafè society"; tragedie moderne in salsa Woody, tutti accettati senza infamia e senza lode dal pubblico e dalla critica, mentre per chi vi scrive non è altro che un'altra mutazione del prolifico regista/sceneggiatore statunitense che riesce ancora, alla veneranda età di 82 anni, a sfornare la sua puntuale chicca annuale che arricchisce la sua già sterminata e variopinta filmografia.


READY PLAYER ONE (2018 - Steven Spielberg)
Che la fantascienza sia pane per i denti di Spielberg non è certo una novità, da "Incontri ravvicinati del terzo tipo" ad "A.I." o ancora "Minority report"; per arrivare ad uno dei film più divertenti e spettacolari visti finora quest'anno nei cinema.

Un film ambientato in un futuro dove l'umanità vive nello sfascio dell'inquinamento e la sovrappopolazione selvaggia, accatastata in città di rottami e rifiuti e in una società colma di criminalità e disoccupazione.

Una realtà penosa alla quale la maggior parte delle persone cerca di evadere attraverso l'OASIS, un universo fittizio fatto di mondi "gioco" dove l'umanità spende più tempo che nella vita vera.

Un giovane videogiocatore (Tye Sheridan) assieme alla sua combriccola di amici virtuali tenta di vincere una serie di sfide e risolvere gli enigmi lasciati dal creatore dell'OASIS (Mark Rylance, di nuovo con Spielberg dopo "Il ponte delle spie") che hanno come premio finale niente meno che il controllo stesso dell'intera simulazione interattiva.

Il gruppo di giovani, a cui si unisce la giovane rivoluzionaria col nome di battaglia di "Art3mis" (Olivia Cooke) e che dovranno vedersela con l'immancabile e cattivissimo mega-milionario interpretato da Ben Mendelsohn, ex socio del creatore di cui sopra a cui ovviamente sta più a cuore la pioggia di soldi che l'amore per la cultura nerd/pop di cui è pregno il suo universo virtuale.

Una cascata di effetti speciali gestiti in maniera titanica e spettacolare da Spielberg, oltre a citazioni a non finire che partono da Ritorno al futuro passando per King Kong e arrivando fino allo storico "Shining" di Kubrick, il cui inquietante "Overlook Hotel" viene ricreato fedelmente in una delle sequenze più divertenti di tutta la storia.

Uno Spielberg assolutamente a briglia sciolta e dal ritmo scatenato che ricorda i tempi più spensierati del suo "1941 - Allarme a Hollywood", mitica commedia di guerra demenziale con un immortale John Belushi aviatore folle secondo per pazzia e voracità comica solo allo storico "Bluto" di Landissiana memoria.

Un film da ammirare assolutamente sul grande schermo, correndo al cinema più vicino se ancora non siete riusciti a vederlo.


TUTTI I SOLDI DEL MONDO (2017 - Ridley Scott)
Passiamo ora dalla fantascienza ad un dramma poliziesco/familiare basato su fatti realmente avvenuti, ovvero il rapimento del giovane John Paul Getty III, nipote del miliardario magnate del petrolio J. Paul Getty.

Partendo dalla nota vicenda di cronaca, Ridley Scott costruisce un film duro sulla ricchezza e il potere, l'avarizia e l'incontenibile bisogno di "controllo totale" che l'arcigno patriarca desidera esercitare sulla sua intera famiglia.

Controllo che si tramuta in scontro contro la giovane nuora interpretata da Michelle Williams, contro la quale entra in rotta e per cui si rifiuta di pagare il riscatto rischiando cosi di condannare a morte il piccolo Getty III.

Molto riuscito ovviamente la figura centrale di Getty Senior, interpretato inizialmente da Kevin Spacey ma poi rimosso e sostituito (digitalmente e no) in seguito ai vari scandali sessuali da un altrettanto bravo Christopher Plummer.

Un uomo complesso e imprevedibile nella sua crudele e oppressiva tirannia e potere senza limiti datagli dalle sue immense risorse finanziarie e amicizie politiche, un uomo per cui tutto e tutti hanno un prezzo e che disprezza profondamente la nuora che rifiuta il suo aiuto e i suoi soldi, salvo poi fargliene passare di tutti i colori quando la stessa chiede il suo aiuto per pagare i rapitori.

Ambientato in larga parte in Italia, diviso tra gli eleganti appartamenti e le strade di Roma e le catapecchie rurali e l'inespugnabile boscaglia dell'Aspromonte calabrese, tristemente celebre appunto come teatro dei lungi soggiorni per una innumerevole sequela di vittime di rapimenti da parte della 'ndrangheta.

Molto bravo in un ruolo secondario anche Mark Wahlberg, consulente tuttofare inizialmente assunto dallo stesso miliardario per tenere al guinzaglio la nuora, ma che successivamente in un sussulto di dignità manderà al diavolo il vecchiardo facendosi in quattro per salvare il nipote scomparso.

Un altro grande film di un grande regista che come sopra consigliamo di guardare sul grande schermo, dove e quando riuscirete ancora a trovarlo proiettato magari nei cinema più piccoli e bisognosi delle nostre città, anzichè le solite squallide multisale senz'anima delle grandi catene distributrici.


LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE (2017 - Woody Allen)
E cambiamo genere ancora con questo film del piccolo grande Allen che mescola sapientemente dramma, commedia e sentimenti in una improbabile quanto affascinate girandola di eventi che ruotano tutti attorno al personaggio della giovane interpretata da Juno Temple, moglie di un boss in fuga con malavitosi alle calcagna.

Senza soldi e senza dimora, la ragazza torna a casa dal padre che non vede da anni (un fantastico Jim Belushi) sposato con un ex attrice insoddisfatta (un'altrettanto strepitosa Kate Winslet) e che lavora in piccolo parco giochi a Coney Island.

Una girandola di avvenimenti casuali muove la vicenda da un personaggio all'altro e da una situazione all'altra come in tutti i film a cui Allen ci ha abituato, la vita come un teatro scritta da uno sceneggiatore folle, ironico e crudele, pronta a toglierti il tappeto rosso da sotto i piedi proprio quando sei in vista della tanto agognata isola felice, scopo finale dell'esistenza stessa.

Cosi la moglie che sogna di lasciare il marito e scappare col giovane amante se lo vede soffiare dalla figlia appena tornata a casa, la stessa poi è attratta dal giovane ma ancora scottata dal marito da cui cerca di fuggire.

Nel mezzo poi ci sono malaviventi che girovagano alla ricerca della donna e un piccolo piromane che non sa resistere a dar fuoco a tutto quello che trova sul suo cammino, compreso lo studio della psicologa che dorebbe aiutarlo a superare la mania incendiaria. 

Non dimentichiamo poi il personaggio di Belushi che, beatamente ignaro di tutto ciò che succede intorno a lui, dispensa consigli a destra e manca convinto di capire le due donne della sua vita che invece sono e rimarranno per sempre per lui delle perfette sconosciute.

Un film tanto colorato e giocoso nella sua ambientazione (un parco giochi sempre pieno di bimbi festanti) quanto triste e incolore nelle singole vite dei suoi protagonisti, diversi tra loro per desideri e ambizioni ma uniti dal minimo comun denominatore di vedere puntualmente frustrate le loro aspettative.

Un altro piccolo sguardo sull'anima, la vita e il destino di un autore che palesemente ha a cuore questi temi da sempre; in questo la sua filmografia parla da sola, aggiungendo puntualmente ogni anno un tassello al grande quadro della sua poetica come solo i grandi autori sanno veramente fare.

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Articolo pubblicato il 01/07/2018