Il fortino rosso tiene ma ormai l’assedio è cominciato
Ci siamo: com’era prevedibile, passata la sbornia del pre-elezioni la tendenza è quella di rileggere gli esiti delle urne a seconda della convenienza del momento. Così, se da una parte Salvini e il Centrodestra hanno necessariamente dovuto rimodulare l’euforia della vigilia, dall’altra Conte, Zingaretti e quel che resta dei 5S continuano a spendere e spandere dichiarazioni altisonanti. Per essere riusciti, secondo loro, ad arginare l’ondata sovranista, rilegittimando pretestuosamente un Governo giallo-rosso che, nei fatti, non rappresenta più il sentire del Paese (e anzi, per la verità lo ha mai rappresentato).
Eppure le elezioni in Emilia-Romagna, derubricate a consultazione locale quando si era in odore di sconfitta, si sono magicamente trasformate in una sorta di referendum: pro Governo e, soprattutto, contro Salvini.
Certo il non essere (subito) riusciti a espugnare il fortino rosso è stato un vulnus per
Nondimeno, a dispetto dei proclami ideologico-campanilisti, resta il fatto che in Emilia-Romagna Salvini e il Centrodestra non abbiano perso. Di certo non hanno vinto (cosa che avrebbe costituito un risultato a dir poco epico) ma il 43,6% ottenuto dalla coalizione sfidante di Bonaccini tutto può dirsi fuorché una débâcle.
Negli ultimi tempi, al Centrodestra sono andate otto Regioni su nove: tutte quelle in cui si è votato, all’infuori proprio dell’Emilia-Romagna, dove se non c’è stata vittoria c’è però stata (per la prima volta nella storia) partita. Checché se ne dica e al di là della bandierina rossa sopravvissuta sul torrione più alto della roccaforte felsinea, il vento è però cambiato anche nella terra di Don Camillo e Peppone (tra l’altro, pure nel paesino di Brescello
Morale? Dopo Waterloo (e quella sì che era stata una disfatta per Napoleone), il Congresso di Vienna aveva ristabilito gli equilibri pre-rivoluzionari restaurando la monarchia, nella falsa convinzione che si potesse archiviare tutto quanto e tornare indietro facilmente. Il cambiamento però, quando è consapevole e radicato, non si può fermare per sempre. È certo possibile arginarlo, tirando a campare fino a quando non sia pienamente diffuso: tuttavia esso, se figlio di problemi a cui ostinatamente non si oppongono soluzioni corrette, prima o poi dilagherà.
(Immagine in copertina tratta da gazzettadireggio.gelocal.it)
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Articolo pubblicato il 30/01/2020