La non vittoria di Salvini in Emilia-Romagna non è una sconfitta

Il fortino rosso tiene ma ormai l’assedio è cominciato

Ci siamo: com’era prevedibile, passata la sbornia del pre-elezioni la tendenza è quella di rileggere gli esiti delle urne a seconda della convenienza del momento. Così, se da una parte Salvini e il Centrodestra hanno necessariamente dovuto rimodulare l’euforia della vigilia, dall’altra Conte, Zingaretti e quel che resta dei 5S continuano a spendere e spandere dichiarazioni altisonanti. Per essere riusciti, secondo loro, ad arginare l’ondata sovranista, rilegittimando pretestuosamente un Governo giallo-rosso che, nei fatti, non rappresenta più il sentire del Paese (e anzi, per la verità lo ha mai rappresentato).

Eppure le elezioni in Emilia-Romagna, derubricate a consultazione locale quando si era in odore di sconfitta, si sono magicamente trasformate in una sorta di referendum: pro Governo e, soprattutto, contro Salvini.

Certo il non essere (subito) riusciti a espugnare il fortino rosso è stato un vulnus per la Lega e per gli alleati, che – dopo lo schiacciante primato in Umbria – consideravano la vittoria in Emilia non solo possibile ma, in qualche modo, consequenziale (visto anche il gigantesco impegno politico e personale profuso dal leader-trascinatore Matteo Salvini). E quando, a torto o a ragione, consciamente o inconsciamente, si alza molto l’asticella elevando la portata delle aspettative, il rischio di rimanere delusi sale di conseguenza, in modo addirittura proporzionale alle attese.

Nondimeno, a dispetto dei proclami ideologico-campanilisti, resta il fatto che in Emilia-Romagna Salvini e il Centrodestra non abbiano perso. Di certo non hanno vinto (cosa che avrebbe costituito un risultato a dir poco epico) ma il 43,6% ottenuto dalla coalizione sfidante di Bonaccini tutto può dirsi fuorché una débâcle.

Negli ultimi tempi, al Centrodestra sono andate otto Regioni su nove: tutte quelle in cui si è votato, all’infuori proprio dell’Emilia-Romagna, dove se non c’è stata vittoria c’è però stata (per la prima volta nella storia) partita. Checché se ne dica e al di là della bandierina rossa sopravvissuta sul torrione più alto della roccaforte felsinea, il vento è però cambiato anche nella terra di Don Camillo e Peppone (tra l’altro, pure nel paesino di Brescello la Lega è risultata largamente il primo partito). E di questo Bonaccini e compagni dovranno tenere conto, a cominciare dagli scranni del Consiglio Regionale dove la Lega – avendo raddoppiato la compagine dei Consiglieri – farà sentire forte la voce e le istanze dei propri elettori.

La Politica italiana (che con l’implosione del M5S sta peraltro rigaloppando verso il bipolarismo) attraversa una fase di anomala transizione. Il PD governa (nonostante ultimamente abbia perso quasi tutto), in compagnia dei 5S che - dopo l’exploit alle politiche del 2018 - da stelle rampanti sono divenute prima stelle cadenti e poi polvere di stelle. In Emilia-Romagna lo stesso PD ha vinto senza presentarsi come PD, tenuto alla lontana da Bonaccini che temeva il danno d’immagine derivante dall’accostamento al simbolo di partito. Così il volto rassicurante della Sinistra è divenuto quello di un banco di Sardine, tutte – e davvero – pesantemente controcorrente…, visto e considerato che si tratta dell’unico caso conosciuto di movimento di opposizione all’opposizione. Di solito infatti, nei Paesi normali, si protesta contro chi ha il potere di fare le cose perché governa… e non contro quelli che non detengono alcun potere esecutivo.

Morale? Dopo Waterloo (e quella sì che era stata una disfatta per Napoleone), il Congresso di Vienna aveva ristabilito gli equilibri pre-rivoluzionari restaurando la monarchia, nella falsa convinzione che si potesse archiviare tutto quanto e tornare indietro facilmente. Il cambiamento però, quando è consapevole e radicato, non si può fermare per sempre. È certo possibile arginarlo, tirando a campare fino a quando non sia pienamente diffuso: tuttavia esso, se figlio di problemi a cui ostinatamente non si oppongono soluzioni corrette, prima o poi dilagherà.

 

 

(Immagine in copertina tratta da gazzettadireggio.gelocal.it)

 

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Articolo pubblicato il 30/01/2020