Lucio Malan e Jacopo Coghe: «no all’indottrinamento LGBT nelle scuole»

La tutela dei minori, la formazione dell'infanzia, la diffusione della cultura psico-sessuale non può essere affidata ad associazioni private e tendenzialmente schierate

Un mese fa l’Italia è stata teatro di una manifestazione organizzata da diverse associazioni, movimenti, e gruppi contrari all'entrata in vigore del Ddl Zan.

#RESTIAMOLIBERI, questo il nome dell'evento, è stato organizzato per riunire tutte quelle persone che hanno paura di venir discriminate una volta approvata la legge. L’affluenza è stata massiccia e, oltre ai presenti in piazza, molti erano collegati da casa loro attraverso pc, smartphone e tablet.

Tra gli autorevoli oratori saliti sul palco il senatore Lucio Malan, Forza Italia, che ha detto: “Dobbiamo dire chiaro che non devono toccare i nostri figli. Dobbiamo dire chiaro che noi non vogliamo che i nostri figli siano indottrinati nelle scuole - per obbligo - dalle Associazioni LGBT che rispettiamo ma non riteniamo avere i titoli per insegnare ai nostri figli.

La Costituzione e la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, la Carta Fondamentale dell'Unione Europea affidano alle famiglie il compito, il diritto e il dovere di educare i bambini. Grazie per essere qui perché il consenso al Ddl Zan, basato sulla menzogna, sta scendendo e noi dobbiamo dargli delle spallate di verità e di comunicazione.

Chi ha parlato prima di me ha parlato come Cristiano Cattolico, io sono Cristiano Evangelico e sono d'accordo in tutto su quello che ha detto lui. “Chi scandalizza uno di questi piccoli è meglio che si leghi una pietra al collo e si getti in fondo la mare” (Cfr. Vangelo di Matteo 18:6); noi non vogliamo che facciano questo ma vogliamo che lascino in pace i nostri bambini”.

Il senatore Malan ha fatto riferimento all’articolo 7 del Ddl Zan che, se approvato, trasformerà il 17 maggio in Giornata Nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. In questa giornata le Associazioni LGBT saranno legittimate ad andare nelle scuole di ogni ordine e grado – quindi anche nelle scuole dell'infanzia frequentate da bambini in età compresa fra i 3 e i 6 anni – per sensibilizzare sulle teorie del gender. La preoccupazione delle famiglie è che questo porti una sorta di “lavaggio del cervello” all'interno degli istituti scolastici creando confusione psico-sessuale nei loro figli.

Oltretutto – e questo va detto – l'educazione dei figli spetta ai genitori; a che titolo degli estranei, appartenenti ad associazioni private, andranno nelle scuole ad insegnare ai nostri figli cosa è sessualmente giusto e cosa non lo è?

Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, … sono propugnatori di questo disegno di legge e – in nome del politicamente corretto – non permettono agli oppositori di avversare una legge che è ideologica e fortemente discriminatoria nei confronti di chi non sposa le teorie LGBT.

Jacopo Coghe, giovane vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, sul tema del politicamente corretto ha detto chiaro: “Domani, riunirsi in piazza sarà possibile, se passerà il Ddl Zan? Io potrò insegnare ai miei figli che i bambini nascono da una mamma e un papà? Voi potrete andare in giro con questo cartello che avete in mano? Sarà ancora possibile tutto ciò?

Siamo schiavi, oggi, del politicamente corretto perché se tu dici che ti piace essere bianco sei razzista; se tu dici che voti a destra sei fascista; se tu dici che ami la famiglia tradizionale sei un medievale; se tu dici che sei contrario al Ddl Zan sei un omofobo…

Si può ancora dire una cosa in questa piazza? “Ci avete rotto le palle con il politicamente corretto”. Vogliamo essere liberi di poter dire che i bambini nascono da una mamma e un papà, vogliamo essere liberi di educare i nostri figli.

L’articolo 7 del Ddl Zan dice che si dovrà celebrare in tutte le scuole la Giornata Nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, signori, chi ha un pochettino di cervello capisce che spiegare l’omofobia e transfobia nelle scuole dei bambini vuol dire spiegargli cos’è l’omosessualità, cos’è la transessualità, cosa vuol dire essere lesbiche. Noi diciamo no. Vogliamo vengano tenute giù le mani dai bambini. Non confondete le idee dei nostri figli.

Questo è un disegno di legge fortemente ideologico. C’è un’ideologia dietro questo Ddl. Sfido chiunque a trovare un caso di violenza contro una persona – anche omosessuale o transessuale – non condannato, non perseguito dalla legge. Già una legge esiste e tutela assolutamente tutti [Legge Mancino].

Dobbiamo fermare questa Legge profondamente ingiusta. Dobbiamo fermare il Ddl Zan. Dobbiamo rimanere liberi oggi e liberi domani di poter educare, pensare, dire le nostre opinioni e anche liberi di professare la nostra fede religiosa”.

Il tam tam mediatico di questi mesi ha fatto credere all’opinione pubblica che chi si oppone al Ddl Zan è un omofobo o uno che gode quando un omosessuale viene picchiato. Bene, anzi male. Sappiamo che non è così e le parole del senatore Malan e di Jacopo Coghe ci narrano che chi si oppone non lo fa per ideologia ma per amore di difesa del diritto di opinione.

La tutela dei minori, la formazione dell'infanzia, la diffusione della cultura psico-sessuale non può essere affidata ad associazioni private e tendenzialmente schierate ma ai papà e alle mamme come è stato sinora dall’inizio dell’umanità.

Per approfondire il tema leggi il mio articolo Ddl Zan: una legge ideologica e fortemente discriminatoria.

Andrea Elia Rovera 

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Articolo pubblicato il 13/06/2021