Intervista a Loredana Cella
Loredana Cella

Il suo lavoro letterario, “A Torino Centro”

Ci siamo già occupati di Loredana Cella in occasione dell’uscita della antologia che porta un titolo non consueto, A Torino Centro.

Una sua recensione è già comparsa su Civico20News: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=43909

Venerdì 8 giugno 2022, alla Libreria Belleville, in piazza De Amicis 80/E, la libraia Paola Tombolini dialogherà con Loredana, a vantaggio dei lettori, sulla sua ultima fatica letteraria.

Siamo freschi reduci della XXXIV edizione del Salone Internazionale del Libro, che si è svolto come ogni anno a maggio (con l’unica eccezione della edizione di ottobre 2021 a causa della pandemia). In questo contesto mi sembra che Loredana ben interpreti la figura di donna impegnata nel lavoro letterario: un concetto che non è e non deve apparire come qualcosa di desueto, bensì l’attualizzazione di un valore aggiunto che la scrittura e gli scrittori offrono ai lettori.

La prima domanda che ti rivolgo è: cosa direbbe Loredana Cella per presentarsi?

Sono nata a Torino e ci vivo da sempre.
Ho seguito un percorso scolastico per i primi cinque anni presso un istituto gestito da suore, in una classe tutta femminile; studi rigorosi fino alle medie hanno dato i loro frutti in seguito. Sono diventata ragioniera, come tanti giovani della mia generazione. Ho iniziato a lavorare presto, anche presso studi di commercialisti prestigiosi. 
Penso che la mia fortuna più grande sia stata nascere in pieno centro e crescere nella casa dove abitava Carlo Fruttero che, insieme al suo “gemello” di scrittura Franco Lucentini, ha creato una scuola nella letteratura italiana. Grazie alla vicinanza quotidiana con questi due scrittori ho imparato ad amare i libri sin da piccina (e con la loro compagnia sono cresciuta).

Qual è stato il tuo esordio come scrittrice?

La mia prima pubblicazione risale alla fine del 2012, con il libro Piazza Statuto e Porta Susa, scritto a quattro mani con Giuliano Vergnasco e pubblicato da Graphot Spoon River. L’idea è nata alla vigilia del Natale 2011, mentre ricordavamo la Piazza di quando eravamo piccini. Abbiamo iniziato a scrivere ed è nato questo libro, pagina dopo pagina, arricchito da una raccolta di testimonianze, ricordi ed informazioni sul filo della storia.

Negli ultimi anni hai pubblicato diverse raccolte narrative: raccontiamo queste tue esperienze ai lettori.

Da quel lontano 2012 dobbiamo spostarci con un volo ideale al novembre 2018, quando pubblico la mia prima antologia Torinesi per sempre, con la casa editrice Edizioni della Sera. A ottobre 2019 mi è stata offerta la possibilità di curare una seconda antologia, Piemontesi per sempre. La pandemia ha rallentato le pubblicazioni, ma le vendite hanno dato ragione alle nostre scelte editoriali. Cambiando ancora punto di osservazione, a febbraio 2022 è uscita una nuova antologia A Torino Centro, con la stessa casa editrice, che è stata lo spunto per il sottotitolo di questa intervista.

Oltre alle antologie, che richiedono molto impegno ed attenzione ad una curatrice, hai trovato il tempo di scrivere altro?

Certamente! È stato da poco pubblicato A Venezia San Marco, in cui ho scritto un racconto insieme ad Alessandro Bullo; inoltre, è appena uscito il libro Quel che resta dei melograni, con un incipit di Maria Rosa Cutrufelli, nel quale è compreso un mio racconto.

Come nascono le tue storie?

Questi libri sono nati grazie all’amore che mi lega alla mia città e alla mia regione, che mi regalano sempre nuove emozioni. Le montagne, la cultura, il cibo, il sentirsi piemontese rappresentano una ricchezza umana e culturale che non può essere compresa da chi non la vive.

A quali autori ti ispiri?

Non ritengo di avere una vera fonte di ispirazione. Sono affascinata dal mondo femminile, dalle eroine come Oriana Fallaci e dalle donne alle quali non si dà visibilità, ma hanno contribuito a fare la storia. Questo mio legame con le donne è così forte che Mauro Galliano, uno scrittore napoletano, ha creato il gruppo Facebook Insoliti punti di vista che mi ha dato la possibilità di gestire la rubrica Quello che le Donne non dicono...

Nel mondo della comunicazione sei molto attiva; io ti ho conosciuta proprio attraverso Facebook e la bellezza dei social “positivi” fa sì che adesso siamo seduti al Caffé Elena di piazza Vittorio Veneto. Dimmi qualcos’altro del tuo impegno sui social.

Curo due pagine: Il caffè letterario di Lory e Il cane: il miglior animale al mondo. A qualcuno potrà sembrare banale, ma da queste pagine, soprattutto durante i lockdown, sono state raccontate storie belle e positive e sono avvenuti scambi di opinioni e conoscenze interessanti.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Alcuni progetti sono già in essere, sempre con la casa editrice Edizioni della Sera, per il 2022 e per il 2023. Ho in corso una collaborazione con la casa editrice Graphot Spoon River. E la mia scrittura, che si dispiega su tanti versanti, sta già trovando nuovi sbocchi e forme espressive. Non posso svelare tutto in anteprima… ogni scrittore deve conservare una piccola aurea di mistero intorno a sé e non voglio nemmeno anticipare troppo sui prossimi lavori. Inoltre, mi è sempre piaciuto organizzare eventi (perché anche in questo strumento vedo la realizzazione di sogni o progetti) e offro la mia conoscenza e collaborazione ad autori che cercano una casa editrice per pubblicare.

Come è stato, finora, il tuo 2022 letterario?

Il 23 febbraio si è svolto il primo evento della recente raccolta A Torino Centro presso la Feltrinelli che ha ospitato il primo firma copie. Per me e per gli autori è stato un successo!

Il 18 marzo si è svolta la presentazione presso il Circolo dei Lettori. Insieme a me c’erano le Autrici e gli Autori, presentati da Erica Comoglio; ha partecipato Oscar Giammarinaro degli Statuto, che ha scritto la postfazione dell’antologia.

Il 19 aprile a “Raccontami di te”, di Erica Comoglio, ho tenuto fede al titolo del programma e mi sono raccontata agli ascoltatori e ai telespettatori. La puntata è disponibile sul sito

https://www.torinowebtv.it/raccontami-di-te/

Ascoltare le parole di Loredana e guardare i suoi occhi mentre parla di sé e della “sua” letteratura provoca immediata empatia e fa pensare, come ho detto in premessa, al senso più profondo del lavoro letterario.

Per lei scrivere non è soltanto un diletto: diventa un messaggio da comunicare ai lettori attraverso la fatica e l’impegno di passare dalle idee alla pagina scritta. E allora le emozioni che palpitano nell’animo di chi scrive si trasferiscono ai lettori, in un passaggio di consegne fra il desiderio e la realtà.

Il mio ultimo incontro con Loredana è avvenuto casualmente, allo stand della Graphot al recente Saone del Libro, ed in quel momento è nata l’idea di un’intervista: questo fecondo scambio di opinioni si è svolto, come detto, al Caffé Elena di piazza Vittorio Veneto, un locale storico della nostra città, un laboratorio del gusto “ante litteram” e luogo amato da Cesare Pavese, che sostava sovente ai suoi tavolini.

E forse ho capito che Loredana (che scrive anche per le case editrici IVVI e Giulio Perrone Editore), benché lo sia a pieno titolo, non ama essere chiamata “scrittrice”, in quanto non è per lei una professione, piuttosto uno spazio del cuore che riempie con la sua creatività e porge con grande garbo a tanti lettori.

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Articolo pubblicato il 07/06/2022