Parliamo di... DEPRESSIONE

Intervista a Filippo Blengino

In queste settimane si è tornati a parlare di pericolo suicidi per via del clima depressivo che si sta venendo a creare a causa della crisi economica, della crisi pandemica e della crisi energetica in atto nel nostro Paese.

La depressione in medicina viene classificata come patologia psichiatrica invalidantecaratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati principalmente da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli”.

Questa patologia è tremenda quanto subdola; si insinua nella mente dell’individuo come un bruco nella mela. Se non viene curata in tempo tarla l’intera psiche e può anche divenire irreversibile.

Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo deciso di intervistare Filippo Blengino, Segretario politico dell’“Associazione Radicali Cuneo – Gianfranco Donadei”, che ne soffre da tempo e che, con grande altruismo, ha deciso di condividere con noi la sua esperienza personale.

Filippo, Indro Montanelli diceva che “la depressione è la malattia più democratica” perché può colpire tutti e non guarda in faccia nessuno. Tu cosa ne pensi?

Nulla di più vero. Soffro di depressione da qualche anno e recentemente ho voluto rendere la cosa pubblica. Marco Pannella diceva sempre che il personale è politico, e mi piace pensare di essere d’aiuto a qualcun altro.

La depressione colpisce indiscriminatamente persone di ogni fascia d’età, categoria sociale, provenienza geografica. La cosa più importante è far cadere i tanti tabù sulla salute mentale, che spesso finiscono col fare danni immani.

Secondo uno studio pubblicato sul “Journal of Affective Disorders Reports” le persone che usano maggiormente i social media hanno una maggior probabilità di cadere nel tunnel della depressione. Tutta questa virtualità che ci fa sentire vicini, pur stando a migliaia di chilometri, non rischia di farci diventare esageratamente solitari?

Ci sono indubbiamente molti fattori che rendono la depressione una delle principali malattie dei nostri tempi. Dopo l’isolamento sociale dovuto al Covid-19 disturbi di questo tipo sono aumentati esponenzialmente, specie tra i più giovani. I social fanno ormai parte della nostra vita, nel bene e nel male. Certo non devono sostituire i rapporti sociali, che sono molto importanti.

Come pensi che funzioni il servizio di diagnosi e cura delle patologie mentali offerto dalla Regione Piemonte e dal SSN? Puoi offrire spunti di miglioramento?

A Ferragosto sono stato ricoverato presso il reparto di Psichiatria dell’Ospedale “Santa Croce e Carle” di Cuneo. Sono stato pochi giorni, ma stavo davvero male. Ho trovato tanta professionalità, competenza e comprensione umana. Poi certo, c’è sicuramente molto da migliorare, soprattutto in settori delicati come quello della sanità.

Un’attività da incrementare, ne parlavo recentemente con una mia ex-insegnante, sono le iniziative di prevenzione nelle scuole. Già si fa molto, ma è fondamentale intervenire dove disturbi di questo tipo si fanno sentire sempre di più.

Il tema della depressione è complesso e articolato. Come giornale abbiamo cercato di raccontarlo in modo delicato e garbato pur guardando in faccia la realtà. Come cronisti è nostro compito raccontare la società così com’essa è, senza edulcorazioni o tabù.

Nel ringraziare Filippo Blengino per averci fornito la sua testimonianza e la sua collaborazione invitiamo chiunque ne fosse afflitto a non aver né vergogna né paura di ammettere la sua condizione. Il Sistema Sanitario Nazionale e il medico di famiglia hanno la formazione e gli strumenti per aiutare chi, suo malgrado, si trova a dover lottare contro la depressione.

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Articolo pubblicato il 11/10/2022