Incontro con Natalie Lithwick
Natalie Lithwick

Il bravissimo mezzosoprano franco-israelo-canadese ci parla della sua carriera e del concerto che la vedrà protagonista martedì 8 dicembre alle ore 18.30 nella rassegna Intrecci Barocchi Streaming.

In occasione del concerto di Intrecci Barocchi, che aprirà anche la quindicesima edizione di Regie Sinfonie, la stagione di musica antica e barocca organizzata dai Musici di Santa Pelagia, in programma martedì 8 dicembre alle 18.30 in streaming dai profili Facebook dei Musici di Santa Pelagia, dell’Accademia Corale “Stefano Tempia”, del Coro Maghini, dell’Academia Montis Regalis, di Intrecci Barocchi e di SoloClassica Channel e dal canale YouTube di SoloClassica Channel, ho avuto la possibilità di incontrare nella bellissima cornice della Sala Mozart di Palazzo Barolo la protagonista della serata, il mezzosoprano Natalie Lithwick, con la quale ho scambiato alcune battute sulla sua carriera, che la vede da qualche anno residente a Torino, e sul suo repertorio.

 

Come prima domanda, non potevo che chiederle come avesse scoperto la musica barocca, un incontro che ha avuto risvolti molto importanti sulla carriera di molti musicisti. «Durante i miei studi a Parigi, un insegnante liutista mi ha fatto scoprire Girolamo Frescobaldi e sono rimasta affascinata di questo compositore complesso e misterioso, predecessore di autori come Couperin, Rameau e Vivaldi che mi erano già familiari grazie ai dischi che mia madre ascoltava quando ero piccola. Incuriosita, ho preso un treno per Ferrara in cerca delle sue tracce e per caso in questa bellissima città ho incontrato la mia prima vera insegnante di canto, quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che Frescobaldi ha influenzato realmente la mia carriera artistica».

 

Quello del mezzosoprano è un registro molto particolare, che nel corso del tempo ha avuto una serie di interpreti entrate legittimamente nella storia. Quando le ho chiesto quali siano stati i suoi modelli vocali e quali loro caratteristiche la abbiano colpita maggiormente, Natalie ha dimostrato di avere le idee molto chiare. «Apprezzo soprattutto Lucia Valentini Terrani e Magda Olivero per l’intensità emotiva, Lorraine Hunt Lieberson e Bernarda Fink per le sfumature di colore e Cathy Berberian per la sua versatilità e il suo raffinato senso dell’umorismo».

Da cantante giramondo, Natalie ha avuto la possibilità di conoscere a fondo il panorama musicale di parecchie nazioni, con tutti i pregi e gli inevitabili difetti. Per questo non ho saputo resistere alla tentazione di chiederle come giudicasse l’ambiente musicale torinese e se si sentisse di dare qualche consiglio per renderlo più vivo e cosmopolita. «Torino continua a sorprendermi, grazie alla sua creatività tanto vivace quanto discreta nel suo modo di esprimersi. Amo molto questa città, con il suo apparente understatement, che si svela poco per volta al suo ritmo. Anche la scena musicale mi ha colpito molto, con la sua vitalità nascosta, infatti ora mi manca profondamente la facilità con cui si poteva sentire a due passi da casa concerti di alto livello in tanti stili diversi… Spero ardentemente che si possa tornare al più presto ad ascoltare i concerti dal vivo, come è accaduto con questo programma filmato a Palazzo Barolo».

 

Contrariamente a molte altre sue colleghe cantanti, Natalie non si dedica esclusivamente al repertorio barocco, ma spesso ama anche eseguire le opere dei compositori contemporanei, un fatto che – secondo alcuni – potrebbe rendere difficile coniugare stili così diversi (ammesso che siano davvero così diversi!). «In effetti, non mi pare che questi ambiti siano sempre così lontani tra loro! Durante le epoche rinascimentale e barocca, i compositori erano spesso sostenuti da ricchissimi mecenati, che in molti casi li spingevano a sperimentare stili sempre nuovi. Della musica amo soprattutto quello che risveglia l’orecchio, forse più della bellezza».

 

Veniamo ora al programma del concerto in streaming, che comprende tra le altre cose due arie molto famose dell’Oratorio di Natale di Bach, da sempre un probante banco di prova per tutti cantanti, barocchi e non. In queste inesauribili fonti di ispirazione, ogni interprete ha trovato sfumature e dettagli da valorizzare. «È stata una gioia lavorare con gli altri musicisti dell’ensemble, Maurizio [Fornero, clavicembalo], Paola [Nervi, violino] e Nicola [Brovelli, violoncello). In un primo tempo, avevamo l’intenzione di presentare un concerto incentrato sul barocco francese intitolato “Tutta colpa di Venere”, ma – a causa delle restrizioni imposte dalla necessità di contenere la diffusione del Covid-19 – il flautista Lorenzo Brondetta non ha potuto raggiungerci dalla Francia, per cui abbiamo dovuto ripiegare su un altro programma, che rappresenta la prima parte di un futuro concerto Bach-Biber-Bruhns-Telemann dal titolo “Wandelt in der Liebe – Camminare innamorato”. L’aria dell’Oratorio di Natale comporta infatti una vasta gamma di sfide, tra cui la necessità di scolpire una linea vocale che sembra scritta in una circolarità quasi ipnotica, di trovare un intreccio fluido con il violino e di capire l’ambiguità delle parole del testo, che potrebbero essere pronunciate sia dalla Vergine Maria sia da un osservatore esterno».

 

Accanto a questo monumento della vocalità barocca, il programma comprende anche un’aria di Nicolaus Bruhns, un autore quasi sconosciuto ma di grandissimo talento, morto a soli 32 anni di età... «Ah, vedo che quest’aria ha colpito anche a lei! Sebbene di Bruhns ci siano pervenute solo poche opere, da esse emerge nitidamente il ritratto di un compositore al tempo stesso pionieristico e molto poetico. Bruhns studiò con Dieterich Buxtehude, esercitò una profonda influenza sul giovane Bach e scrisse opere pervase da una melodiosità inconfondibilmente italiana. Questa arietta fa parte del suo stupendo mottetto per voci e strumenti Ich liege und schlafe, e devo dire che siamo stati un po’ trasgressivi eseguendola come aria con il capo iniziando con il ritornello… Forse ci siamo sentiti autorizzati a osare dalla sua stessa audacia compositiva!».

 

Spaziando tra musica antica e moderna e tra autori noti e virtualmente sconosciuti, viene da chiedersi se Natalie abbia nel cuore un compositore preferito o un sogno che vorrebbe realizzare in futuro. «Il mio autore preferito in assoluto risponde al nome di Johann Sebastian Bach, uno dei miei sogni è quello di eseguire la sua cantata Ich habe genug BWV 82 nella versione per mezzosoprano con oboe obbligato. Poi amo profondamente Robert Schumann, Gustav Mahler e – se posso confessarlo – adoro Giuseppe Verdi. Tra i progetti che vorrei realizzare in futuro, ci potrebbe essere un programma basato sul fascino della dissonanza, mescolando Frescobaldi e Charles Mingus».

 

Uscendo dai sogni e tornando alla realtà, quali sono i prossimi impegni di Natalie Lithwick? «Con l’ensemble cameristico dell’Academia Montis Regalis eseguirò nel prossimo futuro il programma tedesco che le ho accennato e quello francese incentrato sugli amori di Venere. Passando ad altri generi, mi aspettano presto una rilettura in chiave intima del Don Giovanni con la cantante-regista Cora De Maria per il teatro d’ombre, un eclettico programma con il cornista Martin Mayes, che ho incontrato durante il primo lockdown suonando dai balconi delle nostre case, un programma con il pianoforte che abbina le opere di Alexander Zemlinsky e quelle di Franz Joseph Haydn… Questo momento strano che stiamo vivendo ha scombussolato il senso di progettualità, ma ci ha anche permesso di cercare più a fondo nei cassetti della nostra fantasia».

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/12/2020