Torniamo a parlare, per dovere di cronaca e di informazione, di quanto accaduto in Viale Manzoni, a Roma, poche settimane fa.

Questa volta vogliamo dare voce al Presidente di "Pro Vita & Famiglia", Antonio Brandi, che ci ha detto: "Dopo l'assalto terroristico alla nostra sede da parte di estremisti transfemministi, sono arrivato alla conclusione che non possiamo più sentirci al sicuro. Nove assalti alla nostra sede in soli due anni. Una escalation di violenza che, questa volta, qualcuno avrebbe voluto trasformare in una tragedia. Non solo brutali atti vandalici e minacce violente - “bruciamo i pro vita” - non solo vetri rotti e un tentativo d’incendio alla nostra sede ma anche un ordigno esplosivo, in attesa di scatenare una tragedia. Una bomba, un messaggio chiaro: non vogliono più soltanto intimidirci, non vogliono più soltanto censurarci e farci tacere… vogliono farci fuori".

Parole decisamente degne di nota pronunciate da chi, da molti anni, porta avanti battaglie in favore della vita, contro l'aborto, contro l'eutanasia, e contro l'indottrinamento gender all'interno delle scuole pubbliche.

Ed è proprio per questo che Brandi insiste nel dire che "c’è un dato ancora più sconvolgente: l’attacco terroristico è stato rivendicato dallo stesso movimento transfemminista di “Non Una Di Meno”, che - di fronte alle telecamere dei giornalisti - ha ammesso che non è stato il primo attacco e ha promesso che non sarà l’ultimo".

In effetti, se ben analizzate, le parole delle femministe presenti al corteo di “Non Una Di Meno” suonano come una minaccia, neanche poi tanto velata.

Grandissima è dunque la preoccupazione e - diciamolo pure apertamente - la paura che ha toccato gli animi di quanti condividono con "Pro Vita & Famiglia" un percorso valoriale che li porta ad opporsi alle Lobby LGBT, radicali e femministe.

Sicuramente torneremo sul tema.

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