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Carcere. Ancora retorica sulle condizioni di detenzione dei reclusi
Per gli "intellettuali" il mantra è sempre lo stesso: trasformare i carnefici in vittime. Chi pensa alla Polizia Penitenziaria?
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 10/01/2024

Da settimane sulla piattaforma specializzata in petizioni online “Change.Org” esiste una petizione dal titolo “Fermiamo la strage dei suicidi in carcere. Qui ed ora… Si può! L’appello del Dubbio”.

Noi di “Civico 20 News”, da sempre, siamo vicini agli Agenti della Polizia Penitenziaria che – come ovviamente non dice “Il Dubbio” – sono vittime di aggressioni continue da parte dei detenuti. Questo però a Roberto Saviano, Massimo Cacciari, Gherardo Colombo, Mattia Feltri e Mariolina Castellone – firmatari illustri della petizione – non sconfinfera ed, infatti, si prendono ben guardia dal dirlo.

Ciò che importa a “Il Dubbio” e agli illustri proponenti è fare retorica sul fatto che nelle cerceri vi sono stati “83 morti in un anno. E’ il numero di suicidi in carcere registrati nel 2022. Un record lugubre, terribile, inaccettabile. Mai prima d’ora era stato raggiunto questo abisso”.

Peccato non dire che nelle carceri italiane vi sono – e manco sempre – gli autori dei femminicidi, degli omicidi a seguito di rapina, degli stupri, e delle violenze sessuali ai danni dei minori. Solo con queste fattispecie di reato le vittime elencabili superano ampiamente il numero – seppur importante – di ottantatré.

Ma non è tutto.

“Il Dubbio”, fiancheggiato da Riccardo Magi di “+ Europa”, Rita Bernardini di “Nessuno tocchi Caino”, Marco Cappato, quello che accompagna le persone a morire in Svizzera, Igor Boni, “Associazione Radicale Adelaide Aglietta” di Torino, Massimiliano Iervolino, Segretario di “Radicali Italiani”, Giulia Crivellini, Tesoriere di “Radicali Italiani”, e Alessandro Capriccioli, Consigliere Regionale del Lazio per “+ Europa”, sostiene che per “evitare o contenere questo massacro quotidiano”, si deve “depenalizzare e considerare il carcere solo come extrema ratio, moltiplicare le pene alternative, dare la possibilità al cittadino detenuto di iniziare un vero percorso di inclusione nella comunità. Chi è in custodia nelle mani dello Stato dovrebbe vivere in spazi e contesti umani che rispettino la sua dignità e i suoi diritti. Chi è in custodia dello Stato non dovrebbe togliersi la vita!”.

La doppiezza del mondo radicale è cosa nota. In una sola frase riescono a dire tutto e il contrario di tutto. Fa specie che sia Marco Cappato a dire che “chi è in custodia dello Stato non dovrebbe togliersi la vita” dal momento che è proprio lui che accompagna persone in Svizzera per sottoporsi ad Eutanasia.

Chi si rivolge all’Associazione “Luca Coscioni” è libero di decidere della sua vita ma chi è in carcere no? Come funziona?

Oltretutto, e va ricordato, Emma Bonino, Marco Pannella, Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova, Rita Bernardini, e una vasta pletora di radicali hanno seduto tra i banchi del Parlamento, sostenendo un Centrosinistra che parla tanto di diritti civili ma che sul carcere non ha mai fatto nulla.

Inutile ora dire, con la collaborazione di Mimmo Lucano, ex Sindaco di Riace, Tommaso Greco, Filosofo, Irene Testa, “Partito Radicale”, Maurizio Turco, “Partito Radicale”, Walter Verini, Commissione Giustizia del Senato, e Giuliano Pisapia, Europarlamentare, che “quasi tutta la politica è sorda perché sul carcere e sulla pelle dei reclusi si gioca una partita tutta ideologica che non tiene in nessun conto chi vive “dentro”, oltre quel muro che divide i buoni dai cattivi”.

Una cosa corretta si è letta: il carcere è cintato da un muro “che divide i buoni dai cattivi” e va ricordato che in carcere non ci si finisce per essere onesti cittadini, esemplari contribuenti o filantropi di fama internazionale.

In carcere ci si finisce per aver ucciso Carabinieri in servizio, per aver ucciso una ex fidanzata, per aver stuprato una ragazzina, per aver violentato un bambino, per aver fatto una strage, per aver tagliato a pezzi una ragazza che non voleva sottostare a dettami di una religione non riconosciuta dal Ministero dell’Interno, per aver venduto droga nei parchi giochi o davanti alle scuole… in carcere non ci si finisce perché si è brave persone!

Ciò nonostante i proponenti la petizione dicono che si devono “aumentare le telefonate per i detenuti. Bisognerebbe consentire ai detenuti di chiamare tutti i giorni, o quando ne hanno desiderio, i propri cari”. Si dovrebbe “alzare a 75 giorni i 45 previsti a semestre per la liberazione anticipata”. E ancora, “Aumentare il personale per la salute psicofisica negli Istituti” oltre a dare impulso alla “Riforma Cartabia” – che il Procuratore Nicola Gratteri definì pessima – “che contempla la valorizzazione della giustizia riparativa e nel contempo rivitalizza le sanzioni sostitutive delle pene detentive”.

Per l’intelighenzia della Sinistra, radical-qualunquista, il mantra è sempre lo stesso: abolire i reati, svuotare le carceri e trasformare i carnefici in vittime.

La maggior parte degli italiani, però, non la pensa così e, anzi, esulta quando il Governo Meloni annuncia l’introduzione di nuovi reati che renderanno più difficile la vita di chi conta di vivere di ruberie ed espedienti.

 

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