Patriarca Kirill: "Molte persone pensano meno di tutto alla loro responsabilità davanti a Dio"
Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie non ha dubbi: o si è con Dio o si è col demonio.
A differenza di quel che fa Jorge Mario Bergoglio, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Sua Santità Kirill, dopo aver celebrato la Divina Liturgia nella Cattedrale della Dormizione del Cremlino, ha detto: “La vita è un dono di Dio, ma tutto dipende da come riceviamo questo dono e quale frutto portiamo a Dio e agli uomini”.
Affermazione dal valore teologico inequivocabile. Il Patriarca Kirill ha alluso – manco tanto velatamente – all’ipocrisia che alberga in Vaticano dove Vescovi e Cardinali criticano Bergoglio ma ne eseguono pedissequamente tutte le stravaganze.
Kirill non ha dubbi e pone ai sacerdoti ortodossi una domanda: “Ogni persona, specialmente un sacerdote, dovrebbe chiedersi ogni giorno: quale dono porto a Dio? Sì, servo, prego, predico, ma qual è il mio dono a Dio?”.
La medesima domanda dovrebbero porsela i sacerdoti cattolici che – in piena e consapevole contrapposizione al Magistero della Chiesa e della Parola di Dio – stanno compiendo atti contrari alla Sana Dottrina Cattolica per compiacere Bergoglio.
Costoro non si rendono conto che prima o dopo Bergoglio non ci sarà più ma i danni cagionati alle anime resteranno e saranno incalcolabili!
A tal proposito non si può non citare il Patriarca Kirill che, senza mezzi termini, ha spiegato: “In epoca sovietica, la fede e la responsabilità davanti a Dio erano spinte alla periferia della vita, ma anche ora molte persone pensano meno di tutto alla loro responsabilità davanti a Dio”.
E’ proprio così.
A cosa stanno pensando i teologi in questo momento in cui in Vaticano vi è l’inquilino di “Casa Santa Marta” che autorizza le benedizioni alle “coppie intrinsecamente disordinate”? Come può essere Prefetto per la Dottrina della Fede un personaggio come “Tucho” Fernandez (nella foto a destra con Bergoglio)? Come possono i tradizionalisti, seguaci di Monsignor Lefebvre, celebrare la Santa Messa “una cum” Bergoglio?
Domande che risultano retoriche se si guarda al nulla teologico e dottrinale che alberga in quelli che un tempo erano i Sacri Palazzi.
Calzano a pennello le parole di Sua Santità Kirill, pastore d’anime rimasto Cristiano, che – rivolgendosi a Vescovi e Sacerdoti - comanda: “Osiamo insegnare alla gente quanto dobbiamo essere spiritualmente forti, quanto profonda deve essere la nostra esperienza spirituale, l’esperienza della preghiera e, se volete, dell’ascetismo!”.
Parole di tale profondità non si sentono mai dagli amboni delle messe bergogliane. I sacerdoti hanno capitolato alla loro funzione di guide pastorali e proclamano ciò che il “mainstream vatican-progressista” impone loro di insegnare.
Ecco perché, onde evitare la Babele che vi è nel Cattolicesimo Romano, Kirill insiste: “E’ molto importante avere buoni rapporti con i nostri meravigliosi laici, che si stanno già assumendo un’enorme parte di responsabilità per il servizio della Chiesa. Solo insieme saremo in grado di difendere la Sacra Tradizione che ha reso grande il nostro popolo”.
Tutto questo è commovente se si pensa che in Italia diverse migliaia di Cattolici sono costretti a seguire le Messe in streaming, nelle sale d’hotel o in luoghi “clandestini” pur di conservare la fede.
Tutto questo è incredibilmente vero ed attuale se si pensa alla persecuzione diabolica che stanno subendo don Alessandro Maria Minutella, i Sacerdoti del “Sodalizio Sacerdotale Mariano”, e il “Piccolo Resto Cattolico” che ha avuto in Papa Benedetto XVI l’ultimo vero Romano Pontefice.
Torneremo senz’altro sul tema, continuando – pochi nella moltitudine – a dar voce a chi non ne ha.
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