Intervista a Simona Kalikova, che ha scelto di occuparsi di diritti delle donne in Asia

Interview with Simona Kalikova, who decided to work on Women empowerment in Asia [scroll down for the English version of the interview]

Simona Kalikova è una studentessa di legge a Parigi che ha scelto di prendere un anno sabbatico per lavorare sulla parità fra i sessi in alcune regioni dell’Asia. Ho avuto la fortuna di intervistarla per Civico20 News e questo è quello che è scaturito dalla nostra conversazione. Ho trovato questo dialogo veramente stimolante, per cui mi auguro possa avere lo stesso effetto su di voi.

Ciao Simona, puoi dirci qualcosa su di te e sul tuo background?

Ho 24 anni e vengo dalla Repubblica Ceca, dove ho vissuto fino ai 16 anni. Poi ho ottenuto una borsa di studio stanziata dai governi francese e ceco per frequentare 3 anni in un liceo a Digione e diplomarmi. Dopo il diploma ho deciso di rimanere in Francia e iscrivermi a Sciences Po. Ho passato il primo anno a Digione, dove i miei studi erano focalizzati sull’Europa dell’Est e l’Unione Europea, ma ero sempre più interessata nella cooperazione euro-asiatica, così mi sono trasferita nel campus di Le Havre, dove ho iniziato a studiare giapponese e geopolitica asiatica. Dopodiché, come prevedeva il programma, ho passato il mio terzo anno all’estero e ho scelto di andare nell’università di Tokyo. L’anno dopo sono tornata a Parigi per il mio master nella scuola di legge di Sciences Po. Ma finito il primo anno ho deciso di prendermi un anno sabbatico per lavorare e viaggiare in Asia. Il mio obiettivo è quello di ottenere, attraverso le mie varie esperienze, una comprensione più pratica delle problematiche legate ai diritti delle donne in questa regione e di fare delle ricerche sul quadro giuridico che regola il mercato del sesso in Cina e India per la tesi del mio Master.

Come si chiama il tuo progetto? È un progetto indipendente o è inserito all’interno di un programma più grande, di qualche organizzazione?

Il mio progetto non ha nessun nome ufficiale, in effetti si tratta di una serie di progetti diversi in regioni e nazioni diverse. Sto lavorando con varie organizzazioni, da quelle molto legate al territorio fino all’ONU. Il tema che accomuna tutti i miei progetti è quello della diffusione dei diritti della donna e l’emancipazione femminile.

Qual è l’obiettivo del progetto?

L’obiettivo del mio progetto può essere diviso in tre principali fini. Quello di comprendere meglio le problematiche che le donne in differenti aree dell’Asia devono affrontare in momenti e ambiti diversi, durante la propria vita. Quello di contribuire, attraverso il mio intervento e la mia ricerca, al miglioramento della condizione della donna in Asia. E infine, quello di raccogliere materiale (interviste, dati, ecc.) per la mia tesi di laurea che verterà su proposte legali e di politiche per India e Cina riguardo alla regolamentazione del mercato del sesso.

Quali sono in termini pratici i diversi passi che hai deciso di compiere per raggiungere il tuo obiettivo? Cos’hai già fatto e cosa rimane ancora da fare?

Progetti completati:

·         Ricerca sui diritti delle donne in India, sulla legge internazionale e sui diritti umani, presso il centro per le donne e la legge all’università nazionale di legge a Banglore. La mia ricerca ha contribuito alla pubblicazione di materiale per l’insegnamento per gli studenti di un programma a distanza sui diritti delle donne.

·         Insegnamento di educazione sessuale in licei pubblici e provati di Banglore, con l’associazione ENFOLD Protective Health Trust. Ho preso parte alla campagna di ENFOLD per prevenire gli abusi sessuali sui minori in Karnataka (ndt stato nel sud dell’India)

·         Promozione dei diritti di informazione e di udienza, diffusione di informazioni riguardo politiche a favore dei poveri nelle zone rurali del Rajasthan (ndt stato nord-occidentale dell’India) in collaborazione con l’associazione Mazdoor Kisan Shakti Sangathan. Ho preso parte al programma di formazione per giovani pensato per combattere la povertà, migliorare i sistemi locali di ricorso e accrescere la trasparenza nelle zone rurali del Rajasthan.

·         Collaborazione con il “Gender Responsive Budgeting Unit of the UN Women India Multi Country Office” (ndt Unità che si occupa di budjet per la sezione dell’ONU che si occupa delle donne nello stato multiculturale dell’India) a New Delhi sulla questione dei finanziamenti per la parità di genere in Bhutan e Bangladesh.

Progetto attuale:

·         Collaborazione con la sezione dell’ONU che si occupa di donne in Cina, come assistente ricercatore sul progetto “Donne e responsabilità sociale d’impresa” (“Women and CSR”).

Progetti futuri:

·         Insegnare in un liceo a Dahoo (Nepal) in collaborazione con l’associazione Namaste Nepal

 

Preferisci la parte di ricerca del tuo progetto o gli interventi pratici?

Entrambi gli aspetti del mio progetto sono stati arricchenti e in grado di aprirmi gli occhi su questa realtà, anche se in modo completamente diverso. Mentre la parte di ricerca mi ha permesso di capire meglio la situazione di coloro che lavorano nel mercato del sesso in India e delle difficoltà che incontrano quotidianamente per via di un sistema legale inappropriato, gli interventi pratici mi hanno dato un’immediata sensazione di soddisfazione poiché ero in grado di provocare quel cambiamento che volevo veder accadere. Tuttavia, questo a volte, specialmente lavorando a contatto con la gente, veniva mitigato dalla mia non conoscenza della lingua e cultura locale. Sono comunque convinta che entrambi i componenti sono fondamentali in ogni progetto di sviluppo: un’azione efficace è impossibile se non ha alle spalle una solida ricerca e, vice versa, la ricerca che non porta a un’azione concreta rimane una vana impresa intellettuale.

Da dove viene il tuo interesse per questa causa?

Sebbene viviamo nel ventunesimo secolo, le donne sono ancora ogni giorno vittime di disuguaglianze. Anche se in occidente le disuguaglianze fra i sessi sono più nascoste che in altre parti del mondo, persistono in ogni caso. Essendo una donna, ho presto realizzato come le mie decisioni, le mia scelte e le mie opportunità fossero limitate e influenzate dalla società in cui vivo; società nella quale, molti dei mestieri e delle istituzioni sono designate esclusivamente al sesso maschile. Ispirata da svariate femministe e donne forti che non avevano e non hanno paura di combattere per i propri diritti, ho deciso di voler contribuire al miglioramento della condizione della donna nella nostra epoca.

Perché hai deciso di focalizzarti su quella parte del mondo?

Essendo sempre stata fortemente interessata alla storia, le culture e le religioni asiatiche, ho scelto di studiare relazioni euro-asiatiche come specialità durante la mia laurea triennale. Dopo aver passato il mio terzo anno in Giappone e aver viaggiato nella regione, ho realizzato che nonostante il veloce sviluppo economico e il conseguente aumento della prosperità, le donne in Asia erano spesso escluse da questo processo. Per via della pesante cultura patriarcale e la mancanza di figure femminili centrali nel processo di sviluppo, le donne asiatiche sono spesso private di molte possibilità economiche e altrettanto spesso si vedono negati i diritti politici e sociali. Dato il mio persistente interesse per l’area, sono voluta tornare qui per vedere cosa si può fare per aiutare le donne asiatiche nel loro processo di emancipazione.

Se avessi la possibilità, ti piacerebbe espandere il tuo progetto ad un’altra area del mondo?

Date le mie limitate capacità e risorse e dato il mio particolare interesse per questa regione il mio progetto rimane focalizzato sull’Asia e più specificatamente in Cina, India e Nepal. Ho scelto Cina e India poiché entrambe hanno un ruolo chiave nella geopolitica della regione e per via del loro recente sviluppo esponenziale che può contemporaneamente rappresentare un’opportunità e una trappola per la parità dei sessi e l’emancipazione femminile. Per quanto riguarda il Nepla,la mia scelta deriva da ragioni più personali: ho studiato la nazione durante il mio anno a Tokyo, in Giappone, e quindi volevo capirla in modo più concreto e nel mio piccolo partecipare al suo sviluppo.

Se avessi più tempo e più risorse, mi piacerebbe espandere il mio progetto alle nazioni del sud-est asiatico, e nello specifico a Myanmar, Cambogia, Tailandia, Vietnam e Laos. Infatti non solo sono personalmente interessata a questa regione, ma come per Cina e India, penso che la recente aperture delle economie locali verso i fondi internazionali rappresenti un’opportunità per incorporare la parità fra i sessi nello generale flusso di sviluppo.

Tuttavia, sono convinta che ogni nazione e regione abbia ancora bisogno di lavorare per ottenere la completa parità fra i sessi ed emancipazione femminile, ed è un discorso che vale anche per l’Europa. Il fatto che per via di ragioni storiche e socio-politiche le donne europee siano in una posizione migliore che quelle asiatiche non significa che la perfetta equità fra i sessi esista in Europa. È molto più vero il contrario. C’è ancora molto lavoro da fare per tutti noi se vogliamo ottenere la parità desiderata in Europa come nel resto del mondo.

A breve verrà pubblicata la seconda parte dell’intervista, spero che questa vi sia piaciuta e che siate curiosi di sentire cos’altro Simona ha da raccontarci.

 

Simona Kalikova is a law student in Paris and last year she decided to take a gap year to work on gender equality and women empowerment in some asian regions. I was lucky enough to interview her for Civico20 News and this is what came out from our conversation.I found this dialogue really inspiring, I hope you can enjoy it too.

Hi Simona, can you tell us something about your background?

I’m 24 years old and I come from the Czech Republic where I was living till I was 16. Then I obtained a French-Czech governmental scholarship to spend three years in a French high school in Dijon. After graduating from high school, I decided to stay in France and to continue at Sciences Po. I spent the first year in Dijon focusing on Eastern Europe and the European Union, but I was increasingly more and more interested in the Euro-Asian cooperation. Therefore, I spent my second year in Le Havre, where I was studying Japanese and geopolitics of Asia. Consequently, I left for Japan for my 3A and spent the year at the University of Tokyo. After that I came back to Paris to do my Master at Sciences Po Law School. After having completed the first year, I decided to take a gap year in order to work and travel in Asia. My objective is to gain through my different experiences a more practical understanding of women’s rights’ issues in the region and to research about the legal framework regulating sex work – (particularly in India and China) for my Master thesis.

How is your project called? Is it an independent project or it is a part of a bigger program from some organization?

There is no official name of the project – in fact it is a series of different projects in different regions/countries. I am working with different organizations – from very grass-root ones to the UN. The common theme of all my projects is promoting women’s rights and women empowerment.

Which is the aim of the project?

I have three different objective.

To improve my understanding of issues that women from different Asian countries (and regions) face at different stages and in different spheres of life. 

To contribute through my activism and my research to the improvement of women’s condition in Asia.

To collect material (interviews, knowledge, etc.) for my Master thesis on legal and policy recommendations for India and China with regard to the regulation of sex work

Which are the practical steps you decided to take in order to reach your aim? What have you already done? What is left for the future?

Completed projects:

·         Research on Women’s Rights in India, International Law and Human Rights (at the Centre for Women and the Law at the National Law School of India University, Bangalore). My research contributed to the publication of learning materials for prospective students of a distance education programme on Women’s rights.

·         Teaching Sexuality education in private and public high schools in Bangalore (with ENFOLD protective Health Trust). I was part of ENFOLD’s campaign to prevent Child sexual abuse in Karnataka.

·         Promoting Right to Information and Right to Hearing, spreading information about governmental pro-poor schemes in rural Rajasthan (with Mazdoor Kisan Shakti Sangathan). I was part of Mazdoor’s training programme for young people targeting to address poverty, improve local grievance redress mechanisms and enhance accountability in rural Rajasthan.

·       Working with the Gender Responsive Budgeting Unit of the UN Women India Multi Country Office in New Delhi on the issue of gender responsive budgeting in Bhutan and Bangladesh.

Current projects

·         Working with the UN Women China office as research assistant on the “Women and CSR” agenda.

Upcoming projects

·         Mentoring and teaching in high school in Dahoo (Nepal) (with Namaste Nepal)

Do you prefer the research part of your project or the practical interventions?

Both aspects of my project were extremely enriching and eyes opening, even though in different ways. While the research part enabled me to better understand the situation of sex workers and the hardships they endure on a daily basis due to inappropriate legal regulation, the practical interventions gave me the immediate feeling of satisfaction that I was able to contribute to the change I wanted to see happening. Nevertheless, this was sometimes (mostly at the grass-root level) mitigated by my inability to understand the local language and setting. Nevertheless, I am convinced that both components are extremely important in any development project - an efficient action is impossible without being backed up by a solid research and vice versa a research not leading to concrete action steps remains a vain intellectual venture.

Where does your interest in this tematic arouse from?

Even though we live in the XXIst century, women still experience gender inequality on a daily basis. Even though in the west gender inequality is more hidden than in other parts of the world, it unfortunately still persists. Being a woman, I soon realized how my decisions, choices and opportunities are limited and influenced by the society in which I live in – society, in which most of the jobs and institutions are designed only for men. Inspired by feminist role models and strong female figures who were/are not afraid to stand up for their rights, I want to contribute to the improvement of the women’s condition in the XXIst century.

Why did you decide to focus on that part of the world?

Strongly interested in Asian culture, history and religion since my young age, I focused on the Euro-Asian cooperation within my Bachelor’s degree at Sciences Po. After living for one year in Japan and travelling in the region, I realized that despite the quick economic development bringing along prosperity, women are often excluded from this process. Because of a heavy patriarchal culture and a lack of gender mainstreaming in the development process, Asian women are often deprived from many economic opportunities and are denied their political and social rights. Because of my persisting interest in the region, I wanted to come back and see what I can do to help Asian women to be more empowered.

If you had the possibility, would you expand your project to another area of the world?

Given my limited personal capacity and resources as well as my particular interest in the region, my project remains focused on Asia and more specifically on three countries: India, China and Nepal. I selected India and China for both the countries are significant geopolitical actors in the region and for their quick development can represent both an opportunity and a threat to gender equality and women empowerment. My choice of Nepal was due to more personal reasons – having studied about Nepal during my study abroad at the University of Tokyo in Japan, I wanted to practically discover the country and at my limited scale contribute to its development.

If allocated more time and resources, I would wished to expand my project to the countries of South East Asia, mostly Myanmar, Cambodia, Thailand, Vietnam and Laos. Not only that I am personally interested in this geographical zone, but similarly to India and China, the quick opening of local economies to foreign funds in the recent years represents numerous opportunities to incorporate gender equality into the overall development framework.

Nevertheless, I am convinced that every country and region still has a lot of work to do in achieving of gender equality and women empowerment – Europe among others. The fact that because of series of historical and socio-political factors women benefit from a better position than in Asia does not mean that perfect gender equality exists in Europe. Quite the contrary. There is still a lot of work to do for us all to achieve the desired gender equality in Europe as well as around the world.

The second part of the interview will be published soon, I hope you enjoyed this part so that you’ll come back to read more.

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Articolo pubblicato il 08/03/2015